Opposizione in adolescenza? Non è un problema di comunicazione!

Un adolescente non oppositivo sarebbe un problema.

Considerare l’opposizione come un problema, questo è il problema.

Quando l’opposizione diventa troppa, provare ad arginare il fiume con la comunicazione, è un altro problema.

Non saranno le tecniche comunicative ad aiutarti, perché lavorano sul livello molto superficiale della questione.

Un problema di comunicazione c’è, ma non a livello delle parole.

Hai cercato le risposte un po’ dappertutto, dai siti, ai gruppi Facebook, dai libri al webinar: parole.

Il fatto è che le parole che usiamo sono solo l’8% della comunicazione, e l’altro 92% che fine fa? 🔗

Oggi proverò a guidarti un po’ più in profondità alla scoperta di quella parte di comunicazione sommersa: la più importante.

L’opposizione in adolescenza non deve essere diagnosticata, ma compresa.

L’opposizione di tuo figlio – che sia rabbia esplosiva, un muro di silenzio o quell’apatia che ti ferisce – è il sintomo di un dolore più profondo.

È un bisogno inascoltato che non ha niente a che fare con le parole che usi.

Tuo figlio ti sta dicendo: 

Se tu hai paura della mia rabbia, (perché hai paura della tua), anche io avrò paura della mia stessa rabbia, e mi sentirò sbagliato, anche se non era mia intenzione essere aggressivo verso di te.”

opposizione in adolescenza

“Se tu, che sei la persona più importante della mia vita, respingi la mia rabbia e ti fermi davanti al muro che ho tirato su tra noi, io inizierò a pensare che non troverò mai nessuno, la fuori, che mi accetterà così come sono.”

E sempre tuo figlio ti sta dicendo, con un linguaggio molto profondo, che lui ti vuole in mezzo alle onde insieme a lui, che di allenatori che consigliano senza immergersi, non sa proprio cosa farsene.

L’isolamento e la chiusura non sono attacchi alla tua persona, ma lance di salvataggio per aiutarti a riprenderti parti importanti della tua vita. 🔗

Paradossalmente, se la metti sul piano della comunicazione, non vi capirete.

Se la metti sul piano della ricerca di quel 92% che non si sa, ma che si sente, allora farai tutto un altro sport.

Io alleno questo tipo di persone, o quelle che sentono la spinta a diventarlo.

Quella spinta nasce nel momento in cui senti e decidi che quella vecchia versione di te ha fatto il suo.

Va ringraziata e lasciata andare con gentilezza: è ora di passare ad un livello superiore.

Pronta?

La tua relazione con la rabbia è la chiave.

Quella sensazione di gelo allo stomaco quando alza la voce, o quando la rabbia è una lama silenziosa, non è debolezza.

È una ferita antica che si riapre.

È la tua storia con la rabbia che torna a bussare.

Hai imparato, fin da piccola, che la rabbia era pericolosa.

Forse l’hai subita.

O forse ti è stata vietata.

Non posso saperlo con certezza, ma ciò che so con certezza è questo:

Più hai subito la rabbia dei tuoi genitori, anche quella silenziosa, e più hai dovuto nascondere la tua rabbia.

opposizione in adolescenza

Più l’hai dovuta nascondere, e più sarà difficile rapportarti, oggi, in modo sano, con quella di tuo figlio.

Se hai paura del fuoco, farai la mamma pompiere, sempre pronta a spegnere le fiamme sul nascere.

Il problema è che non spegni solo le fiamme della rabbia, ma anche la sua vitalità, e non è un buon affare: fidati!

La chiave non è imparare a gestire lui.

È capire che quella rabbia, che tanto ti spaventa, è la stessa forza che gli permetterà di dire “no” alle pressioni sbagliate, di lottare per ciò che vale, di non farsi mettere i piedi in testa.

Vuoi veramente privarlo di questa energia, per proteggere te stessa?

Cambiamo le regole del gioco: da mamma pompiere a mamma allenatrice.

Il comportamento più efficace di qualsiasi tecnica comunicativa per aiutare tuo figlio con le sue emozioni dirompenti, consiste dell’imparare a stare impassibili nell’occhio del ciclone.

Impassibile non significa fredda, distante o senza emozioni.

Impassibile vuol dire che nonostante le tue reazioni emotive vorrebbero farti intervenire per spegnere, tu stai lì, con lui, a sentire ciò che sente lui, ma senza il bisogno di parlare: si chiama presenzaempatia silenziosa.

Più tu riesci a stare vicino al fuoco senza scappare e senza bruciarti, più starai insegnando a tuo figlio la lezione più importante.

Che le emozioni, anche quelle più intense e spaventose, possono essere vissute e attraversate senza farsi male. 

Che non c’è nulla di sbagliato in ciò che prova.

Più giudichi e cerchi di spegnere quelle emozioni, più otterrai l’effetto contrario: tuo figlio ci rimarrà agganciato, convinto che quella sia l’unica parte di sé che il mondo (e tu) sia disposto a vedere.

La vera comunicazione avviene nel silenzio che accoglie e abbraccia, non nelle parole che giudicano.

La Mappa per Uscire dal Labirinto.

Se tutto questo ti risuona ma ti chiedi “Sì, ma come si fa, concretamente, a smettere di fare la mamma pompiere e iniziare ad essere una all’allenatrice?”.

La risposta è in una mappa, non in un’altra tecnica.

Una mappa che ti permette di:

  1. Decifrare il codice dell’opposizione di tuo figlio e capire qual è il vero bisogno nascosto.
  2. Distinguere la tua storia dalla sua, per non reagire più d’impulso alle sue provocazioni.
  3. Trasformare il conflitto da campo di battaglia a spazio sacro di incontro e conoscenza.

Questa mappa è Mamma Start.

Non è un corso di comunicazione.

È un percorso per fare emergere le connessioni tra le dinamiche familiari invisibili, e l’opposizione.

È il primo passo, necessario per smettere di combattere sintomi e iniziare ad agire sulle cause.

FAQ – Domande Frequenti

D: Ma se non interveniamo, i comportamenti oppositivi non rischiano di peggiorare?
R: Intervenire per “fermare il comportamento” è spesso ciò che alimenta l’opposizione. Il nostro lavoro non è non intervenire, ma intervenire in modo diverso: accogliendo il messaggio sottostante invece di reprimere il sintomo. Quando un figlio si sente finalmente compreso nel suo bisogno più profondo (di autonomia, di spazio, di essere visto), la necessità di opporsi diminuisce naturalmente.

D: Come si concilia l'”essere impassibili” con la necessità di educare e mettere dei limiti?
R: Essere impassibili non significa essere permissivi. Significa separare il confine dalla reazione emotiva. Puoi (e devi) mettere un limite chiaro e fermo (“No, non si parla in questo modo”) dopo aver riconosciuto e accolto l’emozione che lo ha generato (“Vedo che sei furioso con me, e ha senso che tu lo sia”). Prima la connessione emotiva, poi la correzione del comportamento. Questo è il cuore del metodo.

D: Ho provato a “stare nel silenzio” ma mio figlio mi ha accusato di non interessarmi. Cosa ho sbagliato?
R: Probabilmente il tuo silenzio è stato percepito come distacco o giudizio. La differenza sta nell’intenzione che trasmetti. Il silenzio di cui parliamo non è vuoto o distaccato; è un silenzio pieno di presenza e accoglienza. Si comunica con la postura, lo sguardo, una mano sulla spalla. È un “ti sto dando spazio per esprimerti, ma sono qui con te”. Senza questa intenzione, il silenzio può essere frainteso.

D: Questo approccio non richiede troppo tempo? Urlo una volta e mio figlio obbedisce subito.
R: È vero, le soluzioni autoritarie danno risultati immediati. Ma a quale costo? Il costo è la relazione a lungo termine e l’insegnamento che la forza è l’unico modo per risolvere le cose. Il nostro approccio investe tempo e energia ora per costruire una relazione basata sul rispetto e sulla comprensione per sempre. Non è più lungo, è un investimento invece che una spesa.

D: Io non sono una persona emotiva. Come posso fare tutto questo?
R: Non serve essere emotivi. Serve essere autentici. Anche dire “Fatica, io non sono bravo con le emozioni, ma so che sei arrabbiato e voglio capire” è mille volte più potente di qualsiasi tecnica di comunicazione perfetta recitata a memoria. L’onestà rispetto ai propri limiti è il primo, potentissimo passo per rompere il circolo dell’opposizione.

Per Approfondire

Il mio approccio si nutre di diverse prospettive.

La mia formazione più importante non si trova on line, quindi non posso mettere nessun link.

Queste sono altre fonti attraverso le quali ho ampliato ed amplificato quella formazione.

  • Jesper Juul – Il bambino è competente. Un testo fondamentale per chi vuole comprendere un nuovo modo di vedere la relazione educativa, basata sul rispetto e sull’uguaglianza di valore tra genitore e figlio.
  • Konrad Lorenz – L’aggressività. Il celebre etologo offre una chiave di lettura affascinante sull’aggressività come istinto biologico e sociale, aiutando a distaccarsi da una visione moralistica del comportamento.
  • Daniele Novara – Urlare non serve a nulla. Un pratico punto di vista italiano su come il conflitto, se ben gestito, non sia un accidente da evitare ma un’opportunità di crescita.

Nota: questi non sono link di affiliazione, ma semplici consigli per la tua libreria.